STORIE DI DONNE

UNA REALTÀ IN FORTE SVILUPPO

TARGANINE

Paese: Marocco

Fondazione: 1996

Persone coinvolte: 400 donne


TARGANINE

Gie Targanine è un’organizzazione che ha sede a Marrakesh (Marocco) che riunisce diverse cooperative di donne, fornendo loro vari servizi commerciali e formativi. E’ una realtà in forte sviluppo. Comprende oltre 400 donne organizzate in 9 cooperative, impegnate nella lavorazione dell’olio di argan. I suoi obiettivi sono di fornire aiuto tecnico per promuovere e commercializzare i prodotti garantendo uno sbocco sul mercato ed offrire in tal modo alle donne che fanno parte delle cooperative una fonte di reddito. Gie Targanine investe in infrastrutture e macchinari per agevolare il lavoro delle donne offrendo loro anche corsi di formazione per la coltivazione dell’Argan e per la lavorazione dell’olio. La sua opera contribuisce alla preservazione dell’albero di argane, riconosciuto recentemente dall’UNESCO come riserva mondiale della Biosfera.


UN PO' DI STORIA

I primi gruppi facenti parte di Targanine nascono nel 1996. Nel 2003 si contano quattro cooperative e ad oggi vi sono già 9 cooperative consorziate e 20 in attesa di un accordo. Gie Targanine è dunque una realtà in rapida espansione i cui obbiettivi sono di fornire sostegno tecnico ed uno sbocco sul mercato alle cooperative associate ed in tal modo offrire alle donne una fonte di reddito. Altromercato compra da Targanine l’olio di Argan cosmetico, che viene confezionato in bottiglie da 60 ml. e, come il resto della produzione, è certificato biologico ECOCERT. Delle nove cooperative associate a Targanine, tre sono specializzate nell’estrazione dell’olio mentre le altre si occupano della lavorazione dei frutti dai quali vengono ricavate le mandorle utilizzate per la produzione dell’olio.



SOLIDARIETÀ, AMBIENTE, ETICITÀ

QUID

Paese: Italia

Fondazione: 2012

Persone coinvolte: 80 circa


LE STORIE PIÙ BELLE SONO QUELLE CHE FINISCONO BENE, PER TUTTI

QUID, un progetto, un nome che indica quel qualcosa in più che fa la differenza. Breve ed essenziale, la parola QUID non è solo un nuovo marchio nel settore della moda, ma esprime la concretezza e un approccio nuovo e originale al problema dell’emarginazione sociale.

DALLO SCARTO ALLA MODA CON QUEL QUID IN PIÙ

QUID nasce nel 2012 da un gruppo di giovani, amici, con alte professionalità e un cuore per il sociale. Hanno un’idea vincente: recuperare tessuti di fine serie e creare opportunità di lavoro per donne con un passato di fragilità. “Gli abiti creati sono pezzi unici, cambiano in base ai tessuti di qualità di cui disponiamo di volta in volta” spiega Anna Fiscale, presidente della cooperativa “lavoriamo materiali scartati dalle aziende del Nord Italia. Un team di giovani designer crea i modelli di QUID, valorizzando i tessuti particolari e proponendo abiti casual-chic, unici, originali e assemblati artigianalmente con grande cura delle rifiniture”.

SOLIDARIETÀ, AMBIENTE, ETICITÀ

QUID è una cooperativa sociale, un’iniziativa imprenditoriale in grado di coniugare solidarietà, sostenibilità ambientate e valorizzazione del territorio. Le rimanenze di campionatura di tessuti pregiati di grandi aziende locali di moda, che altrimenti sarebbero rimaste inutilizzate, si trasformano in creazioni uniche, grazie al lavoro sartoriale molto accurato di una decina di donne con un passato di fragilità o svantaggio sociale, che hanno ora un lavoro sicuro e giustamente remunerato. Il reinserimento lavorativo in attività produttive che rispondono alle logiche del mercato ha stimolato una partecipazione attiva alla bellezza e alla creatività di donne che prima vivevano in situazioni d’emarginazione sociale, dando loro speranza e fiducia nel futuro, per sé e i propri figli.


NO PROFIT TUTTA AL FEMMINILE

ST. MARY'S

Paese: India

Fondazione: 1970

Persone coinvolte: 500 donne circa


ST. MARY'S MAHILA SHIKSHAN KENDRA È UN'ORGANIZZAZIONE ARTIGIANALE NO PROFIT AL FEMMINILE GESTITA DALLE SUORE DOMENICANE DEL ROSARIO DI GOMTIPUR

Il progetto St. Mary's ha preso avvio nel 1970 a Ahmedabad. Si stima che ad oggi nella città indiana vivano più di quattro milioni di persone, la maggior parte lavoratori senza terra immigrati in cerca di lavoro, dai remoti villaggi del Saurashtra, del Rajasthan e del Gujarat. Quotidianamente una media di 72 famiglie ingrossa le fila degli immigrati di Ahmedabad e, in modo particolare, delle 36 baraccopoli di periferia. Il termine migrazione, nella maggior parte dei casi, non va però di pari passo con perdita di identità. Gli immigrati di Ahmedabad conservano i propri costumi e la propria lingua.

IN QUESTO CONTESTO DI ESTREMA PRECARIETÀ, LE DONNE INIZIARONO PROGRESSIVAMENTE A MANIFESTARE, IN MODO INFORMALE, LE PROPRIE DOTI DI TESSITURA.

Quasi 50.000 persone popolano ormai lo slum di Gomtipur. In quest'area, nel lontano 1954 approdarono le suore dominicane dove, presso un campo con vista sulla ferrovia, avviarono un dispensario igienico. Due anni più tardi le suore eressero un piccolo ospedale con sei posti letto, attuale sede del St. Mary's Nursing Home, e nel 1961 la struttura di quello che oggi è l'ospedale delle gestanti. La Nursing Home oggi funziona come centro educativo per le donne (Mother and Child Care Programme) e prevede un piano di formazione per la pianificazione delle famiglie. Presso l'ospedale, oltre alle gestanti, vengono curati casi di anemia, malaria, scabbia, tubercolosi, etc. Con il tempo ci si rese conto che, risolti gli incipienti problemi di salute, il talento delle donne poteva essere canalizzato nella produzione di prodotti tessili per il mercato. Nel 1970 nacque così il centro di mutuo-aiuto St. Mary's dove le donne, oltre a rivendicare il diritto ad un lavoro salariato, affermarono anche la propria posizione ed il proprio status di donna, sia all'interno della famiglia che nella comunità. Oggi St. Mary's da lavoro a quasi 500 donne che producono borse di differenti fogge e funzioni (per la spesa, beauty case, borsette), zaini, sandali, coperte e set coordinati di lenzuola, gonne, camice e vestiti.


I LAMPONI TRASFORMANO LA PAROLA "RITORNO" NELLA PAROLA "RESTARE"

LAMPONI PER LA PACE

Paese: Bosnia ed Erzegovina

Fondazione: 2003

Persone coinvolte: 500 soci


IL PROGETTO, CHIAMATO “LAMPONI PER LA PACE”, È STATO SOSTENUTO DA DIVERSE ORGANIZZAZIONI ITALIANE E LOCALI

Le molte famiglie che decidevano di rientrare non avevano lavoro. La cooperativa si è data come obiettivo diunire le famiglie più deboli (vedove, madri con figli, famiglie disoccupate, famiglie con più di tre figli) e offrire loro la possibilità di coltivare dei mirtilli come mezzo di sussistenza di lungo periodo. Anche oggi, ad alcuni anni dalla fine della guerra, le condizioni di vita sono ancora molto dure e i salari minimi in Bosnia sono molto bassi. Il progetto, chiamato “Lamponi per la pace”, è stato sostenuto da diverse organizzazioni italiane (la Ong ACS di Padova, Associazione per la Pace, Agronomi senza Frontiere) e locali (Forum delle donne); dopo due anni di analisi dei bisogni, è stata fondata la cooperativa per fornire piante di lamponi e assistenza tecnica alle famiglie e creare una fabbrica dove conservare i lamponi e altri frutti di bosco come more e mirtilli. I frutti di bosco costituiscono una produzione tipica della zona da oltre cinquant’anni.

LAVORO SICURO E GARANZIE PER I SOCI

Negli anni successivi la cooperativa è riuscita ad acquistare attrezzature per la produzione di succhi e marmellate, grazie ad un prestito decennale di Sefea, uno strumento operativo per la finanza etica internazionale fondato da Banca Etica con altre 9 istituzioni finanziarie europee. Per rendere permanente il rientro dei rifugiati la cooperativa Insieme ha firmato un contratto di durata decennale con gli oltre 500 soci che prevede da parte della cooperativa la fornitura di piantine di lampone, consulenza tecnica durante l’anno, fornitura delle cassette per la raccolta e garanzia d’acquisto di tutti i lamponi prodotti. In cambio il socio si impegna a vendere tutta la propria produzione di lamponi alla cooperativa ad un prezzo fissato nel contratto e uguale per tutti. Le condizioni sono molto favorevoli per i contadini.

I “Frutti di Pace” possono crescere anche dalle opportunità di lavoro che la Cooperativa offre. Perché senza il lavoro non ci sarà il ritorno di chi è stato cacciato e senza la vita “insieme” la nostra terra non sarà mai com’era prima e come la amavamo tanto.

PERCHÉ I LAMPONI?

– perché sono la cultura tradizionale dell’area;

– perché la loro raccolta non richiede grande forza fisica e può essere praticata anche da donne sole e da famiglie con membri in età avanzata;

– perché con pochi investimenti una famiglia può diventare economicamente autonoma;

– perché nel mercato mondiale c’è richiesta di lamponi;

– perché i lamponi trasformano la parola “ritorno” nella parola “restare”, in quanto ogni pianta di lampone darà frutti per almeno dodici anni, costituendo un incentivo a rimanere per i coltivatori.